LA PICCOLA PATRIA TERRA DI PADRI E NONNI.
STORIE DELLA VALSABBIA
La difficoltà del vivere trova una consolazione soltanto nella cartezza
«che esiste un rifugio».
«Heimat» ovvero «Piccola patria» è lultima pubblicazione
di Giacinto Cargnoni, pittore bresciano, incisore, scrittore - tra laltro autore di
testi scolastici - ancora una volta dedicata a storie e leggende della Val Sabbia, dedicata
alla «terra dei padri e dei nonni in cui si pensa di trascorrere lesistenza»
e alla quale ha indirizzato la sua saga. Cargnoni, dalla solida formazione letteraria,
si ispira alla letteratura tedesca che celebra la vita di paese, con lintento di non
fermarsi alla sfera locale, ma di esprimere una riflessione più universale sul senso
della vita. La narrazione, che comincia a fine 900 con il ritrovamento di vecchie
lettere, indirizzate alla nonna da uomini diversi, fa subito un tuffo allindietro di
oltre 70 anni, per approdare nel pieno della prima guerra mondiale a ricostruire la storia
di una maestrina tra Presegno e Brescia. E così episodi di vita e amore, entusiasmi
e delusioni, le atmosfere socio-culturali si intrecciano sullo sfondo della grande storia:
prima la guerra, vista nei suoi aspetti più prosaici contrapposti alla retorica di
immagine, attraverso le sofferenze di chi conobbe il fronte, poi lavvento del fascismo
e della sua «normalizzazione», con lavvicendarsi delle fortune e di posizioni
politiche divenute scomode. Una storia attraversata dalla maestra Caterina con le sue
passioni letterarie, proiettata verso una realizzazione, anche amorosa, che non riuscirà
a raggiungere, in mezzo a personaggi e vicende bresciane, agli alti e bassi di chi sa
«investire» le proprie fortune. Non cè allegria nella trama. Piuttosto,
la difficoltà del vivere. Lunica certa consolazione è «sapere che
esiste un rifugio», una vecchia casa fra i monti dove talvolta sentile la malia che
aleggia anche in una piega del mondo «così minima, ma anche cosmica».
BresciaOggi, 27 Settembre 2016.
SANTI E BRIGANTI: UN AFFASCINANTE AFFRESCO LETTERARIO, UMANO, STORICO
La felice e poetica penna di Giacinto Cargnoni è tornata nuovamente a misurarsi
in un affresco letterario, umano e storico. Come nelle precedenti opere gli avvenimenti della
"grande storia" compongono il quadro generale di riferimento, al quale si raccordano le vicende
di molti personaggi proposti, colti con maestria nella loro dimensione psicologica. Il risultato
è quello di un affascinante intreccio, dove lo scorrere degli avvenimenti è
misurato in una galleria di personaggi che lautore costruisce, scavando nel profondo della
complessità dellanimo umano. È su questo versante che si misura tutta la
capacità di Giacinto Cargnoni di cogliere le atmosfere della personalità e di
calarle in un contesto temporale, dove il riferimento storico è sostanzialmente soltanto
il pretesto per presentare lanimo umano nelle sue molte sfaccettature. Il titolo stesso
"Santi e briganti" definisce bene le due facce delluomo, fatto di elevazioni mistiche,
ma anche di appetiti spesso brutali. Il libro, prendendo lo spunto dallincarico, avuto da
un poliziotto dellamministrazione napoleonica, di ricercare il prete Filippidi Barghe, uno
dei capi più temuti della rivolta in Val Sabbia contro i rivoluzionari bresciani ed i
francesi, nel 1797, quella "Vandea Bresciana" brutalmente stroncata, e che ha lasciato per molto
tempo la diffidenza dei valligiani verso Brescia, riprende una storia di confine, nella zona del
lago dIdro e della Val Giudicaria, tra i territori del dominio veneto e il Tirolo imperiale.
Si parte da una misteriosa sparizione di sedici botti, colme di monete doro, destinate ai
lanzichenecchi del Rogendorf, appetite dal Fregoso a capo delle truppe venete, impegnato a sbarrare
la strada ai tedeschi, proprio sulle sponde del lago dIdro (1515), per raccontare altre vicende,
come la discesa nel 1526 dei lanzichenecchi del Frundsberg diretti a Roma attraverso la Val Giudicaria,
la Valvestino e la Val Sabbia. Si intrecciano così due ricerche: quella di Don Filippi e quella
delloro, entrato nelloblio, prima di giungere a destinazione, e si valutano i segni per un
possibile ritrovamento. In questo scenario, una sorta di grande quinta teatrale, della durata di tre
secoli, si muovono tanti personaggi, grandi e umili, generali, prelati, soldati di ventura, santi e
mistici, montanari poveri e affamati, giovani ingenue, comunque persone, tutte con i loro sentimenti
e le loro ragioni. Alcuni di questi si cimentano in riflessioni filosofiche e religiose, che
riflettono il pensiero dellautore, sulla natura delluomo, sulle grandi questioni morali,
sulle difficoltà e sulla grandezza del vivere. La stessa figura del protagonista, il poliziotto
Guerra, originario di Turano di Valvestino, da voce a un racconto che fa da collante per tutta la
vicenda, ed è significativa di unepoca e di un nodo storico assai caro al Cargnoni.
Ex-seminarista, convertito alle idee napoleoniche, è un misto di opportunismo realistico e di
una residua idealità antica, e rappresenta bene il passaggio dal "Vecchio Regime" alla nuova
società, basata sulla filosofia dellIlluminismo. Questo di Giacinto Cargnoni non è
un libro di storia, non è nemmeno un romanzo storico, è invece un racconto dumanità.
Allautore interessa cogliere il lato umano della storia delle popolazioni della Giudicaria e della
Valvestino; dei grandi fatti storici percepisce il filo umano, per tratteggiare meglio i suoi
personaggi, che sono la vera sostanza del libro. Lo stile è snello ed efficace, di facile lettura.
I vocaboli sono scelti con cura, carichi di espressività, perché possano emozionare il
lettore. Giacinto Cargnoni ricorre alla storia per compiere un viaggio letterario nellanimo umano,
così come si manifesta nelle diverse situazioni della vita. In questo senso lobiettivo
è pienamente raggiunto, perché la lettura del libro è, non solo piacevole, ma
diventa insinuante e spinge verso molte riflessioni storiche, sollecitando interesse verso gli
avvenimenti e i luoghi richiamati e accennati. Cè poi un altro aspetto che si impone, ed
è la capacità di descrivere luoghi ed atmosfere della natura con tocchi efficaci, che si
collegano agli stati danimo dei personaggi che in quei luoghi si trovano a portare avanti la loro
vicenda terrena. Infine, e non è cosa da poco, la lettura di questo lavoro letterario è assai
utile per gustare meglio i luoghi nei quali la vicenda è ambientata ed è di utilità
per quanti amano la natura. I disegni che arricchiscono il libro sono una eloquente testimonianza delle
doti artistiche di Giacinto Cargnoni. Sono di linee snelle e carichi di poesia. A loro modo sono "un
libro nel libro", un tassello prezioso, che rende ancor più appetibile un lavoro, peraltro già
appetibile e articolato.
Alfredo Bonomi, Archivio, Maggio 2014.
Giovedi 16 aprile, presso la sede della fondazione "Civiltà Bresciana" in
vicolo S. Giuseppe 5, è stato presentato il libro di Giacinto Cargnoni,
"La leggenda di Bernacco", scritto e illustrato dallartista bresciano, con
intervento del prof. Alfredo Bonomi. Il giornalista Tonino Zana, ha scritto:
"Giacinto Cargnoni, intellettuale con diversi mezzi comunicativi, orazianamente
«ut pic-tura poesis», abile a dipingere con la parola e a narrare con
la tavolozza, ci porta questo allenante testo di fantasia fondata sul crinale della
storia trascorsa sul passo di SantEusebio, «La leggenda di Bernacco».
Intorno a quel monte centrale e rapato, il Bernacco, dove una Rocca bastava ai
signori per sentirsi tranquilli e ai plebei per immaginare di essere protetti.
Cargnoni decide di dipingere letterariamente un passato di verità e di
immaginazione, tenendo sullo sfondo unarmata di formiche divoratrici di
uomini. Il prof. Alfredo Bonomi, mentore di Giacinto Cargnoni, definisce gli aiuti
collaterali nel libro: "I disegni veramente abbondanti che illustrano il testo, oltre
ad essere una eloquente dimostrazione delle notevoli doti artistiche dellautore,
danno allinsieme il tono di un fumetto raccontato..." Insomma Giacinto Cargnoni
non tralascia il suo armamentario, non affronte lettere senza lapparato
iconografico, non gli va di lasciare in mano soltanto alla fantasia degli uomini e
alle cosiddette verità della storia-leggenda luscita di sicurezza di
portentose, surrealiste e non solo simboliste, forniture di vita. Il libro contiene
un centro morale e si sviluppa secondo una narrazione della tradizione favolistica.
Il centro morale è lavvertimento a non rompere gli equilibri, a
rispettare il locus, lhistoria e le regole...". Cargnoni, laureato in lettere,
nel 1970 incontra la tecnica della lastra incisa, vi si appassiona e comincia a
produrre opere grafiche, esponendo in rassegne biennali. Intorno al 2000, su invito di
un amico, esegue il suo primo ex-libris e comincia a partecipare a rassegne
specifiche. Sono circa un centinaio gli ex-libris e le piccole incisioni
eseguite fino ad oggi. La sua origine letteraria si manifesta in opere narrative;
così nel 2011 pubblica il suo primo romanzo "Il pane di Natale" a cui nel 2012
segue un secondo "La leggenda di Bernacco - Animazione medioevale".
Maria Gabriella Savoia, Archivio, 2012.
UN REGALO LETTERARIO DEDICATO ALLE PERTICHE
Un romanzo storico in omaggio a tutte le famiglie.
In pagina il «passaggio» tra Venezia e Napoleone.
Rispettando quella che ormai è diventata una tradizione di fine danno, i due municipi e
lazienda «Ivars» hanno fatto nuovamente omaggio di una strenna natalizia a tutti i
cittadini delle Pertiche Alta e Bassa.
Parliamo della quinda edizione del regalo di Natale per le famiglie delle due valli; che insieme
contano circa 1.300 abitanti. Di una iniziativa voluta dalla famiglia Ebenestelli, che è
titolare della Ivars spa di Vestone (una realtà che ha ormai diramazioni in ogni parte del
mondo) e che ha un fortissimo legame con le Pertiche, e in particolare con Levrange di Pertica Bassa.
In tutto, dicevamo, in accordo coi sindaci.
Per questanno, i perticaroli stanno ricevendo il volume «Il pane di Natale» - Saga
valsabbina 1793-1825», scritto dal professor Giacinto Cargnoni, la cui famiglia è originaria
di Levrange, già docente universitario, letterato e anche artista (si diletta di pittura).
«Questo libro - spiega Alfredo Bonomi, il quale ha realizzato lintroduzione storica - è
un dono storico-letterario affascinante e di qualità. Partendo da un documento che riporta i verbali
della vicinia di Levrange negli anni tra la fine del Settecento e linizio dellOttocento
(nel passaggio tra la caduta della dominazione veneta e lavvento di Napoleone), lautore ha
tratteggiato il periodo storico in forma letteraria. Ha fatto parlare la quotidianità di Levrange
inquadrandola in avvenimenti storici più "grandi", con una sequela di personaggi umili e dei ceti
intellettuali, in una ragnatela di storie nelle quali lautore inserisce riflessioni umane e
filosofiche». Il risultato è un quadro affascinante della società del tempo:
«Ai personaggi sono affidati pensieri che valgono per la vicenda umana di ogni tempo. Il libro -
aggiunge Bonomi - è insomma una interpretazione letteraria della storia, che esprime gli stati
danimo dei poveri e degli umili. Ma è anche uno sguardo sul passato della Valsabbia, un
affresco storico-letterario ma anche artistico, visto che lautore ha corredato il libro di disegni
che definiscono i personaggi e i luoghi menzionati». Una copia dellopera, dicevamo, viene
distribuita gratis in questi giorni a ogni famiglia delle Pertiche.
Massimo Pasinetti, BresciaOggi, 17 Dicembre 2010.
PRODUZIONE LETTERARIA
Dagli anni novanta, Cargnoni affianca al lavoro di artista figurativo (quadri a olio, acquerelli,
tempere, disegni colorati, usando con maestria laerografo, grafiche eseguite con la tecnica
dellacquaforte / acquatinta) una produzione letteraria di romanzi, o meglio "saghe", narrazioni ambientate
in Valsabbia da cui egli proviene.
La capacità di narrare, che si riscontra anche nel campo figurativo, gli deriva dalla sua
formazione umanistica, avendo conseguito la laurea in Lettere e Filosofia a Milano nel 1955. Gli spunti vengono
da memorie storiche e documenti, leggende corrispondenze di lettere.
Così nel 2010 vede la luce la prima saga: "Il pane di Natale", ambientata a fine settecento al tempo
dellinvasione napoleonica. Segue nel 2012 "La leggenda di Bernacco"; la vicenda si svolge in un castello
del bresciano intorno alla metà del Secolo XIII. Nel 2013 la saga "Santi e briganti" è come la
continuazione del libro "Il pane di Natale". Infine nel 2016 "Heimat - Piccola patria" racconta la storia di alcuni
abitanti dell&;alta Valsabbia divisi tra lattaccamento al paese natìo e lattrazione
della città che offre maggiori possibilità di lavoro e interessi culturali.
Altre opere sono in attesa di pubblicazione.